# 5 – Equilibrare il progredire e l'eventuale arresto della valutazione della sicurezza e dello sviluppo delle abilità
Quanto più siamo diventati esperti, tanto minore è il rischio di lesioni. Eppure, le azioni routinarie possono dare luogo all’eccesso di fiducia – che porta a serie conseguenze. E come mai? Con gli anni e l'esperienza gli infortuni sono meno frequenti, ma le lesioni sono sempre più gravi.
Durante l’infanzia ci facciamo male continuamente, le cose migliorano in maniera graduale nel passaggio all’età adulta, arrivando a un punto tale che non ci infortuniamo quasi mai. Tale risultato è un equilibrio sviluppato in decenni nei quali accettiamo semplicemente quelle poche lesioni avvenute strada facendo, mantenendo la convinzione che agiamo “sufficientemente in sicurezza”. Questa sensazione di sicurezza però è fallace: le lesioni, in realtà, diventano meno frequenti ma più gravi. E mentre ci avviamo verso la mezza età il numero di infortuni inizia ad aumentare in modo significativo – con l’eccesso di fiducia che ci induce a commettere errori critici che portano a conseguenze di vasta portata. La buona notizia è che questa “fallacia della sicurezza” può essere facilmente superata, come vedremo nella puntata di oggi.
Con quale frequenza urtiamo contro qualcosa (o qualcuno), ci procuriamo tagli, ustioni o graffi? Un’infinità di volte. La cosa sorprendente è che queste lesioni sono avvenute perlopiù durante l’infanzia. Chiunque abbia mai visto giocare un bambino ne conosce i potenziali risultati: tagli, lividi e graffi sono parte integrante della prima età dell’uomo, tanto quanto ciucci, biberon e pupazzi di peluche. Quanto più diventiamo grandi, tanto più facilmente camminiamo, saliamo le scale, stimiamo le distanze e misuriamo la velocità. Impariamo che un piano cottura può essere caldo ed è meglio non toccarlo. E così, ci facciamo sempre meno male.
Si verifica una sorta di condizionamento: nell’infanzia il dolore correlato alle lesioni viene sperimentato con una frequenza di circa 15-25 volte alla settimana, di cui cinque o dieci guaribili con un cerotto o un altro rimedio. Quando i bambini piccoli commettono un errore, quasi sempre ne derivano conseguenze spiacevoli. Non c’è da stupirsi che reagiscano facendo il possibile per non ripeterlo più.
Con il passare del tempo questa risposta abituale riduce il numero di lesioni abbastanza rapidamente e in modo abbastanza drastico. Da adulti, ci facciamo male una sola volta alla settimana, passando periodi anche lunghi senza alcun infortunio. Da una media di 20 lesioni alla settimana nell’infanzia passiamo a 20 all’anno nell’età adulta. Da questo punto di vista, siamo migliorati del 5 mila percento!
ANCHE GLI ADULTI POSSONO RIDURRE L’INCIDENZA DELLE LESIONI
Ma davvero agiamo sufficientemente in sicurezza? Decisamente no. Le lesioni sono meno frequenti ma più gravi. Ed il motivo è da ricercarsi nell’aumento dell’energia con cui ci muoviamo, la quale a sua volta aumenta i rischi e genera pericoli dove prima, apparentemente, non c’erano. L’articolo nel quale affronto la relazione tra abilità, riflessi e fortuna rivela che gli infortuni più gravi avvengono nei momenti in cui non abbiamo né occhi e né mente sull’attività che svolgiamo. Sono proprio questi due errori critici a provocare gli infortuni più devastanti, dato che non ci lasciano quasi nessuna possibilità di evitare le energie pericolose utilizzando i nostri riflessi e, quindi, prevenirne gli effetti.
Al contrario di quanto avviene nell’infanzia, più andiamo avanti con l’età e l’esperienza, meno siamo condizionati; perciò non beneficiamo più dell’effetto automatico dell’apprendimento. Sarebbe sicuramente diverso se provassimo una scossa elettrica ogni volta che la nostra mente divaga od ogni volta che abbiamo cali d’attenzione! Se dovessimo basarci sulla nostra esperienza, potremmo benissimo ritenerci soddisfatti dei nostri 20 infortuni all’anno, avendo raggiunto una sorta di equilibrio personale tra sicurezza, lesioni e dolore. Comunque, senza grossi sforzi, potremmo ridurre tale numero ulteriormente di oltre il 50 percento.
L’eccesso di fiducia nei confronti della situazione rende più necessario che mai intervenire: più passa il tempo, più diventiamo bravi in ciò che facciamo – che sia guidare un veicolo, svolgere attività familiari e sportive o utilizzare macchinari. Ma, come avevamo accennato prima, la frequenza degli infortuni comincia ad aumentare non appena arriviamo alla mezza età. Ironia della sorte, il livello di abilità ormai raggiunto ci porta a creare una routine – con occhi e mente sempre meno sull’attività – che diventa una trappola, dal momento in cui ci induce a commettere errori critici i quali, a loro volta, possono provocare infortuni dalle gravi conseguenze (vedi Figura 1).
È un processo che uno non può controllare consapevolmente. Avviene naturalmente. Lo confermano i dati di INAIL – Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro che illustrano drammaticamente il fenomeno: dall’analisi per classi di età emerge come una morte su due abbia coinvolto lavoratori di età compresa tra i 50 e i 69 anni, con un incremento di 85 casi tra i periodi analizzati (487 le vittime fatali tra gennaio-dicembre 2017 e 572 i decessi tra gennaio-dicembre 2018). Sono diminuite, invece, le morti di lavoratori della fascia di età 20-24 anni (da 45 a 41) e di quella di 40-49 anni (da 261 a 238; vedi Figura 2).
LA FALLACIA DEL “SUFFICIENTEMENTE IN SICUREZZA”
La lezione è chiara: evitiamo di cadere nella fallacia del “sufficientemente in sicurezza” secondo cui quanto più si è esperti e tanto minore è il rischio di lesioni. In realtà, è il contrario: quanto più svolgiamo un compito in maniera abitudinaria, tanto più tendiamo ad entrare in uno dei quattro stati emotivi (fretta, frustrazione, stanchezza, eccesso di fiducia) che a loro volta causano errori critici e, di conseguenza, infortuni.
Ne risulta che la formazione volta ad un comportamento consapevole della sicurezza è un compito che dura tutta la vita. Come pure quando crediamo di poter fare qualcosa senza pensarci troppo, non dobbiamo chiudere gli occhi o lasciar vagare la mente bensì dobbiamo tenere sia occhi che mente sull’attività. È un’abilità che possiamo acquisire, addestrare e perfezionare. Così facendo, l’incidenza delle lesioni può ridursi ulteriormente e, soprattutto, le conseguenze non saranno gravi. Ecco perché nel prossimo articolo della serie sui Cambiamenti di Paradigma vedremo come evitare gli errori critici attraverso delle tecniche che ci aiuteranno a reagire in modo appropriato.
Non accontentarti del tuo apparente equilibrio tra sicurezza, infortuni e dolori. Continua a impegnarti per agire sempre più in sicurezza: ne vale la pena!
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Quando chiedi alle persone se, secondo loro, siano più importanti i pericoli in sé o l’errore umano, otterrai risposte diverse, a seconda dei diversi punti di vista. Questo articolo analizza queste diverse prospettive e introduce un nuovo modo di valutare i pericoli e l'energia pericolosa.
Il punto essenziale è capire che le fonti di eventi imprevisti sono tre, vale a dire: 1) Quando fai qualcosa di inatteso. 2) Quando qualcun altro fa qualcosa di inaspettato. 3) Qualcosa di inatteso accade senza essere innescato da nessuno.
#3 – La terza dimensione della valutazione del rischio
Valutare correttamente i pericoli è sempre stato difficile. Nella sicurezza sul lavoro, la classica matrice del rischio va estesa ad un’ulteriore dimensione. Scopri qual è e perché utilizzarla per migliorare la valutazione del rischio.
#4 – Abilità vs fortuna: riflessi e infortuni gravi o mortali
La ‘fortuna’: viene spesso utilizzata per spiegare mancati infortuni e lesioni lievi. Osservali più attentamente e scoprirai che c’entrano poco o niente con il caso. Leggi qui che cosa potrebbe fare davvero la differenza.
#6 – Lo schema rischio-errore ed il concetto di auto-attivazione
Con le tecniche per la riduzione degli errori critici, li possiamo evitare prima che accadano. Come? Con il nostro concetto di auto-attivazione, sviluppato per fronteggiare al meglio le condizioni emotive e fisiche, prima che si verifichino errori e lesioni gravi.
#7 – Le neuroscienze dietro le tecniche per la riduzione degli errori critici
Si fanno errori molto più velocemente del pensiero cosciente. Reagire all’istante evita infortuni in tempo reale. Allenare il subconscio determina la velocità del riflesso: le TREC, basate sui processi neurali, rendono la reazione rapida come una freccia!
#8 – L’eccesso di fiducia nel tempo ed il “Quando” vs “Cosa”
Paradossalmente, più siamo esperti e maggiore è il rischio di errori, lesioni e infortuni. Il colpevole? L'abitudine. Se spostiamo occhi e mente dal compito, anche se per un istante, ci rendiamo "indifesi". Spiegheremo come reagire in modo tempestivo e ottimale.
#9 – Decisioni critiche – Parte 1: Rischio normale vs rischio fatale
Molti infortuni e lesioni sono il risultato di errori involontari. Ma cosa succede quando siamo consapevoli che stiamo correndo un rischio "ignorando" una regola? Ecco perché prendiamo ripetutamente decisioni sbagliate e come possiamo evitarlo.
#10 – Decisioni critiche – Parte 2: Rischio deliberato ed errore
Quando tendiamo ad aumentare consapevolmente il nostro rischio? A quali rischi preferiamo andare incontro piuttosto che ad altri? Spesso agiamo sotto l'illusione di avere tutto sotto controllo. Ma questo è un errore che aumenta notevolmente il nostro rischio di infortuni.
#11 – Migliorare la qualità, l’efficienza produttiva e le relazioni con i clienti
Guidare una macchina, un automezzo o fare un lavoro d’ufficio: gli errori si verificano anche durante le attività di routine, in media 15-30 al giorno. Ciò influisce su qualità ed efficienza produttiva. Con il giusto approccio il potenziale di miglioramento è del 40%.
#12 – Che cosa davvero provoca la fretta – una prospettiva diversa sul coinvolgimento dei lavoratori
Anche con una buona pianificazione è facile diventare frenetici nella vita quotidiana. Le cause reali spesso passano inosservate. Scopri i metodi di facile utilizzo per migliorare la prevenzione degli errori, l'efficienza e l'impegno dei lavoratori.