Nel corso di una tavola rotonda per discutere il tema al SafeConnection è emersa una conclusione sorprendente. A quanto pare, nessuno fra gli esperti è riuscito a fornire un solo esempio di azienda che avesse apportato un cambiamento significativo basato su un indicatore proattivo. Ormai sappiamo tutti che molte trasformazioni non sono altro che la conseguenza di passati disastri (Exxon, NASA ecc.). Tutti i relatori avevano i loro indicatori proattivi “preferiti”, ma i cambiamenti proattivi provocati da qualunque di questi indici era qualcosa di veramente difficile da trovare.
Alla domanda su ciò che effettivamente venisse fatto per prevenire gli infortuni, buona parte delle risposte erano pressoché identiche mentre altre erano anche molto diverse tra loro. Riassumiamo i tre punti in comune che riteniamo debbano essere presi in considerazione.
Per David Bianco (Program Manager di SafeStart, Epiroc) gli indicatori proattivi più importanti sarebbero le conversazioni con le persone e “spiegare loro il concetto dell’osservazione diretta” cioè “il momento della verità, quando si passa dalla teoria alla pratica”. Questo punto di vista era condiviso dall’autore di SafeStart e moderatore al SafeConnection, Larry Wilson, che asseriva: “essere capaci di inquadrare bene la situazione, di interagire e parlare con i collaboratori è sicuramente l’indicatore proattivo più affidabile, ma è necessario avere una strategia di comunicazione decisa e attendibile”.
Il modo trovato da JLL India per rendere tutti i collaboratori dei veri protagonisti nella prevenzione degli infortuni è stato lo sviluppo di un’applicazione chiamata Don’t Walk By (espressione che significa affrontare il problema anziché tollerarlo). “Se noti comportamenti o situazioni potenzialmente pericolosi, inviaci una foto o un video: il materiale verrà immediatamente preso in considerazione”, ha spiegato la dott.ssa Praveena Dorathi, responsabile dell’Ufficio HSE. Affermava, inoltre, che l’azienda utilizza un sistema di verifica interna in grado di individuare il numero di segnalazioni fatte. Nel caso di una variazione percentuale importante o di segnalazioni recidive, si vanno a rivedere o modificare determinati processi all’interno delle procedure aziendali.
Essere capaci di inquadrare bene la situazione, di interagire e parlare con i collaboratori è sicuramente l’indicatore proattivo più affidabile, ma è necessario avere una strategia di comunicazione decisa e attendibile
Ovviamente, la formula migliore per la prevenzione degli infortuni non era uguale per tutti. Secondo il dott. Waddah Ghanem (Direttore Senior, membro del consiglio direttivo dell’Institute GCC in Medio Oriente), ciò che viene definito o meno un indicatore predittivo dipende dall’azienda e dal comparto. Ad esempio, i mancati incidenti sono indicatori proattivi molto comuni nel settore dell’oil and gas mentre nell’aviazione sono considerati indicatori reattivi. “Molti incidenti vengono definiti eventi rilevanti per la sicurezza e poi diventano indicatori reattivi”, e aggiungeva: “ma le cause profonde sono qualcosa di diverso; infatti, quando ne parliamo con i dirigenti senior, non riusciamo a definire la causalità tra le ragioni alla base del problema e gli incidenti che effettivamente accadono”.
Quando inizi davvero a focalizzarti sui lavoratori e metti in atto misure concrete, i motivi che li portano ad essere di fretta, frustati o stanchi sono gli indicatori proattivi su cui bisogna concentrarsi
La pensava così anche Salman Abdulla (Vicepresidente Esecutivo di Emirates Global Aluminium): “La parola chiave è causalità. Osservare solo gli indicatori proattivi non ci permette di stabilire se stiamo andando o meno nella giusta direzione. Dobbiamo capire in che modo tali indicatori influiscano su quelli reattivi ”. Ha spiegato inoltre che nella sua azienda era stato avviato uno studio in cui sono stati analizzati tre tipi di formazione (comportamentale, sui sistemi e sulle attrezzature) per individuare quale fosse la causa più rilevante nella riduzione degli indicatori reattivi. Quella di tipo comportamentale è risultata l’unica ad averne un rapporto diretto. In tal senso, Ed Stephens (Global HSE/SA Manager, ABB) parlava di cause profonde. “Anche se disponi di tutti gli indici tradizionali, quando inizi davvero a focalizzarti sui lavoratori e metti in atto misure concrete, i motivi che li portano ad essere di fretta, frustati o stanchi sono gli indicatori proattivi su cui bisogna concentrarsi.”
“È una questione strutturale”, affermava Salman: “se la sicurezza e il benessere non vengono discussi contestualmente ai temi della produttività e della redditività, allora l’azienda potrà avere tutti gli indicatori proattivi che vorrà ma il loro impatto sarà minimo”. E aggiungeva che il primo segno rivelatore da osservare è il divario di potere tra “colui che comanda” ed i responsabili HSE. L’altro fattore di cui tenere conto, secondo lui, è il tasso di risoluzione dei problemi. “Il problema non sono gli audit, il numero delle non conformità o le lacune rilevate bensì la rapidità con cui l’azienda li risolve pienamente”.
Per Ahmed Khalil (Direttore EHS di Bahrain Petroleum Company) l’efficacia di qualsiasi KPI o indicatore proattivo dipende essenzialmente dall’azienda; tuttavia, è fondamentale che essa tenga conto sia delle procedure interne sia della sicurezza delle persone nella scelta di tali indicatori.
Se la sicurezza e il benessere non vengono discussi contestualmente ai temi della produttività e della redditività, allora l’azienda potrà avere tutti gli indicatori proattivi che vorrà ma il loro impatto sarà minimo
Per tutto questo, il coinvolgimento dei vertici aziendali è fondamentale. Abdulla Marzooqi (Specialista regionale indipendente HSE) dal Medio Oriente ha raccontato che durante la sua permanenza nel gruppo ADNOC ad Abu Dhabi l’azienda aveva coinvolto in un sopralluogo i manager di diversi uffici, tra cui quello delle risorse umane, quello finanziario e quello legale, invitandoli a parlare con i lavoratori e a verificare personalmente la tipologia di manutenzione o le modifiche eventualmente necessarie. “Sono problemi che si possono risolvere così, sul posto”.
“Una delle sfide più grandi”, affermava il dott. Waddah, “è che i professionisti dell’HSE non riescono a spiegare al management aziendale una cosa fondamentale, cioè che gli indicatori proattivi sono importanti in virtù della loro causalità. Bisognerebbe far capire che se questi indici predittori migliorano, lo stesso si potrà dire delle prestazioni; poiché serve del tempo perché ciò avvenga, è necessario un gesto di fiducia da parte dei dirigenti”. La dott.ssa Praveena aggiungeva che ai vertici aziendali andrebbero segnalate anche le potenziali conseguenze negative. “Qual è la cosa peggiore che possa succedere, in grado di attirare davvero la loro attenzione?”.
E metteva in luce un elemento importante: “Gli indicatori che hanno abbassato i tassi degli infortuni non sono necessariamente gli stessi che li terranno sui medesimi livelli né che li ridurranno ulteriormente. Ciò che abbiamo imparato è che dobbiamo spostare l’attenzione verso i vertici aziendali e cambiare il modo in cui viene pensata la sicurezza”. Detto questo, il passo successivo potrebbe essere quello di insegnare le Tecniche di Riduzione degli Errori Critici di SafeStart. In questo modo si potrà chiedere alle persone di valutare il loro stato fisico o emotivo su una scala da 0 a 10 e monitorarne i cambiamenti o i miglioramenti in termini di fretta, frustrazione, stanchezza ed eccesso di fiducia.
Era d’accordo anche Larry. “L’eccesso di fiducia sarebbe certamente un indicatore proattivo affidabile per evitare disastri: un denominatore comune. Ma se ciascuno compilasse regolarmente e in maniera corretta la scheda “Valuta il tuo stato” di SafeStart, potrebbe ottenere un indicatore predittivo: in altre parole, potrebbe non sapere con precisione quando, ma avrebbe la certezza dell’arrivo di una tempesta.
Un indicatore proattivo dovrebbe fornire all’azienda una fotografia sia delle sue buone pratiche consolidate ma anche delle sue problematicità, in modo che si possano intraprendere azioni correttive prima che si verifichino incidenti o infortuni. L’importante è riuscire a mettere insieme indicatori di prestazione di varia natura che portino il management aziendale ad agire verso un cambiamento positivo.