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Realtà Vs. Teoria
#3

#3 Obiettivo “Zero Infortuni”: utopia o realtà?

di Mackenzie Wilson / Tavola rotonda con gli esperti al SafeConnection: prospettive a confronto

Mettere in luce la differenza fra teoria e pratica in materia di sicurezza era tra le principali finalità della tavola rotonda svoltasi al SafeConnection. E non c’era forse argomento più adatto dell’obiettivo Zero Infortuni. In teoria, tutti gli infortuni potrebbero essere prevenuti ma in pratica non è una cosa scontata, soprattutto fuori dal lavoro o mentre si guida. Tuttavia, accettare un livello di danno superiore allo zero appare come una resa. “Nei settori ad alto rischio, come quello minerario, manufatturiero, ecc., qualcuno sicuramente si farà male”; si tratta di un’affermazione inaccettabile e che ostacolerà qualsiasi miglioramento della sicurezza. Perciò, l’autore di SafeStart e moderatore al SafeConnection, Larry Wilson, ha condotto una serie di incontri con esperti mondiali per scoprire chi esprime l’obiettivo Zero Infortuni nella propria politica aziendale, chi non lo fa e quali sono stati i risultati finora raggiunti. La prima domanda rivolta ai relatori consisteva nel sapere se avessero o meno inserito nella propria politica aziendale l’obiettivo Zero Infortuni e, in caso affermativo, per quanto tempo. Prima di rispondere, molti di loro avevano spiegato la necessità di definire il concetto di “Zero Infortuni”. Il dott. Anthony Panepinto, (Direttore Senior dell’Ufficio HSE – Salute, Sicurezza e Ambiente – per Procter & Gamble) ha riferito che nella politica aziendale di P&G il perseguimento di tale obiettivo è effettivamente indicato e che il suo significato “esula dalla sicurezza dei prodotti, da quella dei consumatori, dell’ambiente e dei lavoratori”. Questa linea di pensiero, ha aggiunto ancora, si è sviluppata negli anni ’70 quando i leader dell’azienda si resero conto “che l’interesse dei nostri lavoratori e del nostro patrimonio non si può scindere dalla protezione dei nostri consumatori”. Abdulla Al Marzooqi (Specialista regionale indipendente HSE, già Direttore Esecutivo HSE di ADNOC Group), nel corso degli interventi tenutisi in Medioriente, ha spiegato che tale proposito deve essere tra i valori maggiormente condivisi dall’organizzazione e che deve riguardare sia i collaboratori sia l’ambiente nonché la comunità, in modo da andare oltre la sicurezza tradizionale. Alcuni relatori dicevano che nella loro dichiarazione d’intenti l’obiettivo Zero Infortuni non era esplicitamente descritto, ma vi erano comunque delle finalità simili. Ad esempio, il sig. Marzooqi spiegava che in ADNOC erano passati da Zero Infortuni a 100% HSE, il che “ha avuto implicazioni sul modo in cui ci comportiamo e conduciamo i nostri affari aziendali, sia in ufficio che in cantiere; il nostro ideale era fare in modo che diventasse uno stile di vita, attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e che fosse incentrato su tutti”. Invece alcuni relatori come la dott.ssa Praveena Dorathi (Responsabile dell’Ufficio HSE di JLL, Asia occidentale) e Aravind Appi Raj, Responsabile della Sicurezza di Mahindra Group, sostenevano che l’obiettivo Zero Infortuni era qualcosa su cui stavano lavorando ma che non era ancora stato inserito nella loro politica aziendale.

Quindi, per queste aziende come si arriva all’obiettivo Zero Infortuni (o principi guida simili)?


Nel corso degli interventi le risposte diverse erano essenzialmente due. Ahmed Khalil (Direttore HSE, Bahrain Petroleum Company) diceva che qualche volta a incentivare il raggiungimento di tale traguardo sono stati dei tragici incidenti verificatisi sul luogo di lavoro, come ad es. due vittime per un incendio alla BABCO; oppure, nel caso di P&G, un focolaio di asma provocata dall’uso di detergenti contenenti particolari enzimi nocivi alla salute. Secondo Ed Stephens (Global HSE/SA Manager, ABB), invece, tale iniziativa verrebbe promossa da una mente perspicace o da alcuni leader, come ad es. Michael Cooke nella sua azienda, che ha standardizzato l’obiettivo Zero Infortuni a livello globale. O ancora, come Ian Thorpe (Vicepresidente HSE di HMEL), che ha portato il programma “Zero Incidenti e Zero Infortuni” alla Mittel Energy in India. È stato presentato inoltre un esempio riguardante la più grande fonderia di alluminio al mondo, dove tale traguardo era stato “ereditato”, a detta di Salman Abdulla (Vicepresidente esecutivo, Emirates Global Aluminium). “L’obiettivo Zero Infortuni era nella filosofia aziendale fin dal primo giorno ed è stato portato avanti dalle persone che avevano costruito lo stabilimento.”
“L’obiettivo Zero Infortuni era nella filosofia aziendale fin dal primo giorno ed è stato portato avanti dalle persone che avevano costruito lo stabilimento.”
Salman Abdulla, Vicepresidente esecutivo, Emirates Global Aluminium.
Tuttavia, ciò che il pubblico e Larry stesso volevano davvero sapere, era: … tutto ciò ha funzionato? Le persone ci hanno creduto, è stato d’aiuto nell’effettivo raggiungimento dell’obiettivo Zero Infortuni e lo consiglieresti? La risposta è stata “sì” e “no”. All’unanimità, tutti i relatori hanno convenuto che lavorare per l’obiettivo Zero Infortuni sicuramente aiuta su tutta la linea a ridurre il tasso di incidenti. Tuttavia, lo sanno tutti che mantenere tale livello pari a zero è statisticamente impossibile. Anche in un’azienda dalle dimensioni di P&G, che possiede un tasso di incidenti fra i più bassi al mondo, si verificano sporadicamente infortuni minori ma anche gravi o mortali. Anthony lo espone molto bene: “Siamo perfetti? Assolutamente no. Non arriviamo allo zero, ma ricordiamo alle persone che la nostra politica è fare tutto ciò che possiamo per mantenere resiliente e sicuro il nostro personale nonché la nostra catena di approvvigionamento”. Oppure, come ha detto il Sig. Abdulla, “siamo al 100%? No. Stiamo lavorando per creare una cultura che proteggerà il nostro personale, l’ambiente e la comunità? La risposta è sì.” Appartenendo ad un’impresa che opera con molti appaltatori, ha spiegato che ogni anno tali società vengono sottoposte a delle valutazioni, come farebbe un’azienda che si occupa di rischio finanziario, allo scopo di farle migliorare ogni anno, fino a raggiungere il punteggio massimo di 10. “Più sono i progressi registrati nella fase di valutazione”, diceva Aravind, “più si può ambire ad avere un’azienda a Zero Infortuni”.

Ma cosa ostacola le aziende nel raggiungimento effettivo dell’obiettivo Zero Infortuni (a parte l’improbabilità statistica dovuta alla regressione verso la media)?


Il signor Abdulla ha riferito che spesso sul grafico la curva scende fino a toccare lo zero… ma poi finisce sempre per tornare su. Sosteneva inoltre che i professionisti HSE lo spiegherebbero dicendo qualcosa come “è inevitabile che accada un incidente in questo settore”. Tuttavia, se si fa una valutazione più approfondita, emergerà uno schema in cui, per un qualche motivo, alcune risorse sono state inavvertitamente tolte alla sicurezza e gli infortuni hanno ricominciato a verificarsi. “Se ti concentri troppo sulle condizioni del mercato e svii un po’ l’attenzione dalla sicurezza, ne risulterà un aumento del tasso di frequenza degli incidenti”, ha affermato. Quindi non possiamo guardare solo al reparto produttivo, ma anche a quello strategico e direzionale, oltre che riconoscere l’impatto che le decisioni prese al vertice avranno sulla base aziendale, indipendentemente dal fatto che riguardino o meno la sicurezza. In questo senso, Ed ha spiegato che “man mano che il tasso di incidenti scende al di sotto di 1, cambiano anche i segnali che una volta ne indicavano un livello basso, perciò bisogna imparare a guardare questi indicatori proattivi e reattivi in maniera diversa.”
“Più sono i progressi registrati nella fase di valutazione e più si può ambire ad avere un’azienda a Zero Infortuni”.
Aravind Appi Raj, Responsabile Sicurezza – Mahindra Group.
Quindi, sembra che l’obiettivo Zero Infortuni sia più di un semplice slogan o indicatore KPI: deve essere un “valore profondamente radicato” in ogni lavoratore e nell’intera organizzazione, anche se è improbabile, nel tempo, il mantenimento dello zero. Come dice Larry, “ad es., se intendi raggiungere una riduzione del 30% degli infortuni minori, sarà una vera e propria sfida – quasi impossibile, direi – pretendere che i tuoi collaboratori portino la sicurezza anche a casa loro, o pensino che la sicurezza alla guida sia davvero importante”. Pertanto, l’obiettivo Zero Infortuni aiuta a eliminare tale discrepanza e ti permette di dimostrare ai tuoi collaboratori che tieni a loro, alle loro famiglie, alla comunità e all’ambiente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Concetti chiave

  • In teoria, tutti gli infortuni potrebbero essere prevenuti ma in pratica non è una cosa scontata, soprattutto fuori dal lavoro o mentre si guida.
  • Alcune aziende non hanno inserito nella loro politica aziendale un riferimento esplicito all’obiettivo Zero Infortuni ma hanno comunque dei principi guida simili. Spesso tale iniziativa viene promossa da una mente perspicace o da alcuni leader.
  • Lavorare per raggiungere l’obiettivo Zero Infortuni aiuta su tutta la linea a ridurre i tassi di incidenti. Tuttavia, mantenere tale livello pari a zero è statisticamente impossibile. Anche nelle aziende con un tasso di incidenti fra i più bassi al mondo si verificano sporadicamente infortuni minori ma anche gravi o mortali.
  • Per arrivare all’obiettivo Zero Infortuni non dobbiamo guardare solo al reparto produttivo ma anche a quello strategico e direzionale, nonché riconoscere l’impatto che le decisioni prese al vertice avranno sulla base aziendale.
  • L’obiettivo Zero Infortuni è più di un semplice slogan o indicatore KPI: deve essere un “valore profondamente radicato” in ogni lavoratore e nell’intera organizzazione, anche se è improbabile, nel tempo, il mantenimento dello zero.
¹ Tratto dalle tavole rotonde tenute al SafeConnection in America del Nord, Europa, Medio Oriente, India e Asia.
² Tutte le opinioni qui espresse rappresentano solo l’opinione dei relatori e non riflettono necessariamente il punto di vista di SafeStart e delle società citate.
³ Per ulteriori informazioni sulle tavole rotonde SafeConnection vai su uk.safestart.com/safeconnection.
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Elenco degli argomenti:

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#3 – Obiettivo “Zero Infortuni”: utopia o realtà?

Mettere in luce la differenza fra teoria e pratica in materia di sicurezza era tra le principali finalità della tavola rotonda svoltasi al SafeConnection. E non c’era forse argomento più adatto dell’obiettivo Zero Infortuni. In teoria, tutti gli infortuni potrebbero essere prevenuti ma in pratica… Leggi l’articolo

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