L’autore di SafeStart e moderatore di SafeConnection, Larry Wilson, insieme a diversi relatori internazionali ha cercato di rispondere a questa domanda ad una tavola rotonda che affrontava il problema degli infortuni minori, gli infortuni gravi o mortali e dibatteva su cosa avessero fatto finora gli esperti per contrastare questo problema. E ha aggiunto… “Una cosa è certa: sicuramente questo non accade perché non ci sono stati abbastanza infortuni gravi o mortali da cui imparare.”
Per spiegare il problema, il dott. Waddah Ghanem (Direttore Senior, membro del Consiglio direttivo dell’Institute GCC in Medio Oriente) si avvale dell’Effetto Hawthorne. “Quando i dirigenti aziendali hanno iniziato a concentrarsi sugli infortuni che determinano l’assenza dal lavoro (LTI) e sugli indicatori KPI della sicurezza occupazionale, si sono resi conto che molte persone si procuravano, ad es., distorsioni al piede semplicemente scendendo dalle scale; ciò aveva implicazioni negative sulle statistiche e allo stesso tempo riduceva l’importanza dei problemi legati alla gestione delle procedure di sicurezza. Nel frattempo, il management restava invece troppo focalizzato sulla sicurezza personale”. “L’attenzione era troppo concentrata sugli infortuni che determinavano l’assenza dal lavoro (LTI) e sulla loro correlazione con le prestazioni. Ne derivava che si cercava in tutti i modi di non considerarli come infortuni che portano all’assenza dal lavoro (LTI)”. Larry ha aggiunto poi che “qualunque sia la metodologia di conteggio adottata – che siano gli infortuni minori o gli LTI – essa diventerà decisiva e i numeri cominceranno a calare… ma nessuno sta tenendo conto degli infortuni mortali”.
Continuizamo ad incolpare le persone anziché cercare di migliorare il sistema.
Fortunatamente molti dei relatori avevano deliberatamente preso dei provvedimenti per ridurre il tasso di infortuni gravi o mortali nei propri luoghi di lavoro e hanno potuto quindi condividere ciò che avevano fatto. La domanda principale di Larry a riguardo era se avessero riesaminato i “soliti sospetti” (come ad es. l’ingresso negli spazi confinati, lavoro in quota, ecc.), o se avessero iniziato a cercare qualche diversa spiegazione. Su entrambe le posizioni si è riscontrata una discreta quantità di assensi.
Peter Batrowny (Consulente Incaricato, Shirley Parsons in Nordamerica) ha spiegato che la sua azienda aveva iniziato a concentrarsi sui mancati incidenti che potenzialmente potevano diventare mortali nonché sul guardare i processi da un punto di vista organizzativo, cioè tenendo conto dei report, in modo da capire se l’azienda stesse effettivamente fronteggiando le cause latenti. Abdulla Marzooqi (Specialista regionale indipendente HSE, già Direttore Esecutivo HSE, ADNOC Group) spiega che nella precedente azienda il top management aveva fatto un passo indietro e revisionato la propria missione al fine di ottenere prestazioni HSE di altissimo livello; ha iniziato quindi a consolidare alcune procedure, con ottimi risultati. Molti relatori hanno convenuto che il coinvolgimento e la capacità di comando dei vertici aziendali sono stati fondamentali per la riduzione degli infortuni gravi o mortali.
Devi guardare all’individuo, in che stato fisico o emotivo si trova, a cosa sta pensando… devi ragionare in questi termini per riuscire a ridurre del tutto gli infortuni gravi o mortali.
“Quando guardi le cose da un punto di vista personale”, ha aggiunto Larry, “penso che siamo tutti d’accordo sul fatto che nessuno stia cercando di morire in un incidente. Quindi, i nostri riflessi potrebbero non intervenire, oppure potrebbero non essere abbastanza pronti o addirittura potrebbero essere del tutto inutili, come ad esempio quando si fanno lavori in quota e si cade. In quanto operatori del settore, ci siamo concentrati (soprattutto) sui momenti in cui i riflessi erano inutili, ma non abbiamo davvero fatto nulla per aiutare le persone a sfruttare al meglio il vantaggio di avere i propri riflessi pronti (ad es. migliorare le proprie abitudini tenendo gli occhi sull’attività)”.
Quindi sembra che, per ridurre gli infortuni gravi o mortali, le prime cose da considerare sono i “soliti sospetti” e poi è necessario riesaminare i processi e gli obiettivi organizzativi per garantire che siano adeguati. Tuttavia, come ha detto Alex Carnevale (Presidente, Dynacast), questo di per sé probabilmente non sarà sufficiente. È un buon punto di partenza, ma comunque si dovrà scavare un po’ più a fondo e pensare ai singoli lavoratori in modo da assicurarsi che abbiano le competenze necessarie per l’attività che stanno svolgendo, comprese le abilità e le abitudini che li aiuteranno a non commettere errori critici una volta che saranno diventati eccessivamente fiduciosi nei confronti dei rischi. Solo allora potrà calare il tasso di infortuni gravi o mortali al pari di quello degli infortuni minori.